Ma non era evidentemente la chiarezza l'aspetto che più mi interessava nella storia del serpente cosmico.
Innanzitutto raccontare la foresta più impenetrabile del pianeta, tanto che il concetto di labirinto risulta inadatto e ridicolo in questo caso. Per questo il rapporto con essa doveva essere del tutto mentale. Sprofondare in un trip empatico, non semplicemente psichedelico, attraverso vertigine e intuizione.
L'associazione con la medesima forma che svolge una analoga funzione comunicativa nella biologia, il DNA, può sembrare un mero gioco intellettuale, anche se affascinante. Ma io volevo scrivere una storia, quindi mi sono unicamente lasciato trasportare dall' aspetto poetico di queste teorie, e soprattutto da quello politico, che risiede nella necessità di una tale visione al giorno d'oggi.
Il nostro pianeta non riesce più a sostenere il peso dei nostri consumi insensati. Non importa se le cose non stanno proprio in questo modo, ciò di cui abbiamo più bisogno oggi, se vogliamo continuare ad esistere, è proprio l'empatia.
Ecco, sarebbe bello scoprire che l'Yggdrasil, il nostro axis mundi, non è immenso, ma infinitamente piccolo, avvolto e accartocciato dentro ciascuno di noi come dentro ogni altra forma di vita.
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